3830 recensioni a vostra disposizione!
   
 

L'AMOUR DES FEMMES Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 4 febbraio 1982
 
di Michel Soutter, con Pierre Clementi, Heinz Bennent, Aurore Clément (Svizzera, 1981)
Permettete l'auto-citazione: in questa stessa rubrica, diversi anni fa, si accoglieva con simpatia il terzultimo film di Soutter, L'ESCAPADE. E si scriveva: la caratteristica di Soutter è quella di portare le sue storie su un piano al limite del realismo, dove la credibilità dei personaggi e delle loro reazioni è appesa al filo sottile della poesia. Sottile ed incerto: perché i dialoghi rarefatti, i silenzi prolungati ad arte, le psicologie appena abbozzate e gli sviluppi di un racconto elitticamente costruito sono tutte cose piene di fascino, ma anche fragili.

Avrete compreso che se vi affliggo nuovamente con quelle righe è perché quel limite, quella credibilità, per non parlare della poesia, si sono ormai persi per strada. Soutter, distrugge in L'amour des femmes ogni credibilità ed ogni spontaneità, distrugge ogni realismo. Il che può anche andar bene: ma alla condizione di sostituirlo con qualcosa d'altro. Con una dimensione (ad esempio fantastica, onirica o che so io, iperrealista) nella quale i personaggi, le loro reazioni, l'ambiente nel quale evolvono trovino una nuova logica, una nuova giustificazione ed armonia. In L'amour des femmes si pensa dapprima che l'autore abbia scommesso con qualcuno di riunire sullo schermo le facce più insopportabili (oltre che, ovviamente, improbabili) in circolazione. Pierre Clémenti, in attesa del primo aereo per Katmandou, ha accettato di mettere una giacca. Sappiamo quanto costi, a questo tipo di bell'animale in cattività, indossare questi oggetti, simbolo delle costrizioni imposta dalla nostra civiltà. E infatti dedica la maggior parte del film a farci capire che lui, con una giacca, proprio non ci sa vivere. Non c'è un gesto, nel comportamento di questo giovanotto, che assomigli a quello che gli ha insegnato la sua mamma. Deve aver passato giornate davanti ad uno specchio, prima di decidere come spostare il labbro superiore. Secondo Soutter questa specie di robot dovrebbe essere un giornalista romando. Conosce un architetto (che è Bory, purtroppo appesantito nel fisico e non certo affinato nell'espressione da quando girava ne Les amants di Malle) che sta separato da una giovane moglie in crisi. Una bionda tipo decatlonista svizzera tedesca che si segnala immediatamente per l'inadeguatezza espressiva al proprio ruolo. C'è ancora il disegnatore dell'architetto, giovane bovino che vediamo impegnato in una breve avventura priva di qualsiasi interesse con una giovane (e, tanto per cambiare, sprovvista di charme) italiana. Questi personaggi hanno in comune il fatto dl avere delle relazioni di coppia problematiche. Incontrano un arbitro (sic) di calcio, misticheggiante e soprattutto incomprensibile, che non poteva non essere interpretato da Heinz Bennent. Per risolvere i loro problemi i nostri partono in automobile per Basilea, dove l'arbitro dirige Nordstern-Carouge...

È il tema del viaggio caro al regista. E, effettivamente, il film s'innalza un pochino, pur involgarito (è una delle tante incongruenze del film) da una musichetta autostradale che non si capisce cos'abbia a che fare con un film che si vuole (purtroppo) intellettuale. Soutter, è doveroso riconoscerlo, la sostituisce ben presto con un più consono lieder di Schumann. Gli è che ci avviciniamo a Basilea (dopo aver assistito alla sola apparizione riuscita, anche perché brevissima, quella della brava Aurore Clement, cameriera in un autogrill). E a Basilea gli interrogativi si sciolgono. Non quelli, com'era facile prevedere, che circondano l'arbitro, che si allontana in barca sul Reno citando Caronte. Ma quelli sui significati del film: tutto pensato, dettato. E terribilmente datato. Tra i collaboratori alla sceneggiatura appare il nome di Anne-Marie Miéville, compagna e sceneggiatrice di Godard. A pochi mesi da Seuls di Reusser un altro esempio di lezione mal digerita.


   Il film in Internet (Google)

Per informazioni o commenti: info@films*TOGLIEREQUESTO*elezione.ch

 
Elenco in ordine


Ricerca






capolavoro


da vedere assolutamente


da vedere


da vedere eventualmente


da evitare

© Copyright Fabio Fumagalli 2024 
P NON DEFINITO  Modifica la scheda